1. La leggenda dello Stretto
Lo spazio di mare che separa la Sicilia dalla Calabria è presente in tanti miti e leggende risalenti ai tempi della Magna Grecia, come quella di Scilla e Cariddi.
Cariddi era una bellissima ninfa, figlia di Poseidone dio del mare e di Gea la Terra, viveva nel lato siciliano dello Stretto.
Un giorno Cariddi rubò dei buoi ad Ercole e per questo venne punita da Zeus che la trasformò in un gigantesco mostro marino, condannata a distruggere le imbarcazioni di passaggio per soddisfare la sua fame, creando enormi vortici d’acqua.
Anche Scilla era una bellissima ninfa e viveva nella parte calabrese dello Stretto. Un giorno Glauco, mortale pescatore trasformato in semidio con le pinne al posto delle gambe e costretto a vivere in mare, al vedere Scilla uscì dalle acque per corteggiarla.
Scilla corse via e si rifugiò nella cima del monte. Al che Glauco andò dalla maga Circe per farsi dare una pozione magica ma Circe si innamorò di Glauco che la rifiutò.
Per vendetta Circe sparse una pozione in mare e quando Scilla fece il bagno si trasformò in un enorme mostro marino.
Il primo a raccontare queste storie fu Omero nell’Odissea, quando Ulisse dovette attraversare in barca lo Stretto ma “incappa in Scilla volendo evitare Cariddi”, l’antenato del nostro “cadere dalla padella alla brace”.
Dopo di lui parlarono di questi mostri anche Ovidio ed infine Virgilio nell’Eneide.
In realtà queste storie non rispecchiano per niente la realtà odierna. Se in passato era pericoloso l’attraversamento alle fragili imbarcazioni, oggi non c’è nessuna evidenza di rischi particolari nell’affrontare il passaggio dello Stretto, dove piccoli vortici sono causati dall’incontro delle correnti marine ma non sono di entità rilevanti.
Se guardiamo l’etimologia delle parole schille (σϰίλλαι) nome greco calabrese, e caridi (ϰαρίδες), nome greco siciliano, entrambe avevano lo stesso significato, ovvero erano due diversi modi di chiamare i gamberetti, abbondanti nelle coste siciliane e calabresi.
Essere tra Scilla e Cariddi in passato non significava trovarsi fra due pericoli come si fraintese in un secondo momento ma vi si intendeva l’inutilità del decidere se fermarsi a Silla o Cariddi, in quanto sempre gamberetti mangerai. Anche qui, l’antenato del nostro “se non è zuppa è pan bagnato”.